Attorno ad una personalità così eclettica e complessa, com’era quella di Eduardo Scarpetta, non poteva non fiorire una serie di aneddoti riguardanti la sua vita privata e quella pubblica. Tutti con un risvolto quasi comico, sono caratterizzati comunque dalla consapevolezza di essere quel personaggio famoso che era; come quando, tentando di imparare a guidare il suo coupè e, trovandosi imbrigliato nel traffico di altre carrozze e trams a cavalli, redarguito da un vigile che gli gridò: “Impari a guidare!” rispose: “E’ chello che sto facendo!“.
Oppure: durante una passeggiata in carrozzella disse al suo cocchiere, Pasquale, di fermarsi per permettergli di espletare un suo bisogno urgente (bisogna premettere che egli soffriva di una reale patologia renale). Il caso volle che fu sorpreso in quel frangente da una guardia municipale la quale, pur avendolo riconosciuto, non potè evitare di elevargli una contravvenzione di due lire e cinquanta per oltraggio al pudore. A nulla servì ad Eduardo Scarpetta il giustificarsi dicendo che si era trattata di una necessità “clinica”, la contravvenzione di due lire e cinquanta andava pagata. Eduardo Scarpetta cavò allora dalla tasca una banconota da cinque lire e, non essendo la guardia in grado di dargli il resto, non trovò di meglio che dire a Pasquale: “Pascà scendi e fa pure tu!“.
Ma l’aneddoto forse più spassoso e che più dà l’idea della sua intolleranza nei confronti dei seccatori, numerosissimi frequentatori di casa sua, è quello che riguarda un certo avvocato Ferraioli. Questi aveva l’abitudine di intrattenersi con Eduardo Scarpetta trovando sempre mille occasioni e pretesti per far durare queste sue visite il più a lungo possibile. Eduardo Scarpetta sopportava con infinita pazienza queste innocenti ma noiosissime visite fino a quando non ne potette più. Un pomeriggio gli fu annunciata la consueta visita dell’infaticabile avvocato; Eduardo Scarpetta gli fece dire di attendere qualche minuto e si accomodò su di una sedia sfondata, sotto la quale aveva fatto sistemare un vaso da notte, si coprì le gambe con una coperta e disse di far accomodare l’avvocato. Questi, ignaro di cosa celasse quella coperta, cominciò la sua serie di chiacchiere frivole e noiose e non si accorse subito di certi rumori e certi borbottii sospetti che provenivano da sotto la sedia, anche perché Eduardo Scarpetta continuava tranquillamente ad ascoltarlo. Quando quei “suoni” poi divennero così frequenti da impedirgli di continuare, l’avvocato, quasi mortificato, disse: “Commendatò, forse è meglio che passo un’altra volta?” ed Eduardo Scarpetta: “Fate come credete, avvocà, io qua sto!“. Ferraioli diradò completamente le sue visite.
Anche nel lavoro non mancano gli episodi divertenti. E’ noto che i primi attori non tollerano che si rida in scena, ma è altrettanto vero che lo consentono quando sono loro stessi il motivo del divertimento. Eduardo Scarpetta aveva un cameriere di nome Mirone. Questi era una persona tutta d’un pezzo ed estremamente seria. Eduardo Scarpetta lo utilizzava saltuariamente come comparsa in qualche sua commedia ed in una di queste Mirone impersonava un armigero che doveva restare muto e immobile sotto la porta di fondo. Una sera Eduardo Scarpetta era particolarmente in vena ed iniziò una serie di lazzi che ben presto coinvolse tutti gli attori presenti in scena in una “ridarella” generale. Tutti, meno Mirone, che continuava a restare impassibile con la sua lancia sotto la porta di fondo. Eduardo Scarpetta fece di tutto per fargli muovere almeno un muscolo facciale, ma quando si accorse che era un’impresa impossibile, lo afferrò per la collottola dicendogli: “Ueh, e tu devi ridere! Si no io che ci sto a fare?!”.
Esistono anche altri episodi più o meno divertenti che punteggiano la vita di Eduardo Scarpetta ma che dimostrano tutti uno spirito sempre volto a cogliere l’aspetto grottesco di certe situazioni o a dissacrarne la formale ufficialità. D’altronde è forse proprio questa propensione la chiave che sta alla base della comicità del suo teatro.